Un epiteto, la polemica e la nuova giunta: quando l'ipocrisia impedisce di raccontare la verità

TERAMO – L’arte dell’ipocrisia pervade semre più politicanti e commentatori della politica. Il parto della giunta è stato molto difficile e D’Alberto forse ne ha tirato troppo per le lunghe il varo. Questo ha permesso ai tifosi delle opposte fazioni di giocare la propria partita sugli spalti, spingendo questo o quel candidato. Passerà alla storia di questa amministrazione, è indubitabile, il pressing sul primo cittadino, a forza di telefonate bipartisan – anche da parte di un suo predecessore -, per perorare la causa di una candidata all’assessorato; segno che la politica, quando porta dritto alle poltrone, non bada ai colori e tantomeno alle ideologie. Eppure si fa finta, anche da parte dei media, di non saperlo. Come si fa finta ancora oggi, nel voler ‘pompare’ a tutti i costi quell’errore da imbranati da tastiera, scomodando sessismo, spaccature, liti furibonde, galateo violentato e chi più ne ha, più ne metta. Perchè si finge di non sapere che quel ‘stronza’ volatilizzatosi su Fb nel tempo stesso in cui si è capito che non era lì il luogo voluto, forse lo pensano o lo hanno pensato in tanti? Perchè schernirsi tanto? Magari se accompagnato dall’emoticon giusto, l’effetto venefico dell’epiteto probabilmente avrebbe trovato antidoto efficace in partenza, e gli sportivi del pollice verso e della caccia alla polemica forzata, adesso starebbero a cospargersi il capo di cenere… Perchè ci si meraviglia ancora del gergo che accompagna la politica? Perchè regna l’ipocrisia. E’ certo peggio farsene velare la memoria, per non ricordare l’agitazione di questa o quella consigliera, di questo o quel consigliere, figlia di un nervosismo da poltrona. Inutile negarlo o ignorarlo, sono cose note. Il consigliere oggi assessore Maurizio Verna si è lamentato per 18 mesi di non aver avuto una delega; il consigliere Flavio Bartolini stava per lasciare il Pd per questo (e poi lo ha fatto per passare a Italia Viva e forse uscire anche dalla maggioranza). Il già assessore Simone Mistichelli, non ha fatto mistero dell’incazzatura provata per essere stato ‘tagliato’. La vicesindaca Maria Cristina Marroni non ha negato l’amarezza dell’uscita di scena e il suo gruppo continua a inviare strali su Facebook. Non può essere soltanto l’intervento social di Lanfranco Lancione, a difesa dello scranno dell’assessore Sara Falini, a far gridare allo scandalo. Anche le consigliere Graziella Cordone e Francesca Di Timoteo, in fasi diverse, hanno minacciato più volte l’Aventino. E oggi, l’abbandono di Podemos da parte di quest’ultima a noi sembra una conferma di questo, più che una riflessione dal profondo sapore etico-politico. Così, è un’idea che frulla in testa: forse che quel ‘stronza’ su Facebook sia diventato alibi per non riflettere su questa bramosia di scranni?